sabato 16 novembre 2013

Bonolis ti voglio barlare, mentre dibingi l'aldare...




Ovvero: l'arroganza dell'ombelico del mondo.
La satira non mi ha mai scandalizzato. E' il sale della vita, un modo per criticare ridendo, mettere a nudo noi stessi, le storture del mondo, i potenti, i vip, persino la gente comune.

Ma quello che è accaduto a Canale 5, nel programma di Bonolis, non ha nulla a che vedere né con la satira, né con le macchiette cabarettistiche di cui noi italiani vantiamo nobili tradizioni.

In buona sostanza Bonolis si è esibito nella caricatura di un domestico filippino con straccio per le pulizie sul petto e tanto di inno nazionale di quel paese. Già di per sé questa performance sarebbe un insulto per qualsiasi popolo. Diviene anche espressione di imbecillità nel suo essere del tutto inopportuna a pochi giorni dal tifone che ha devastato le Filippine con migliaia di morti soprattutto tra quelle popolazioni più diseredate. Poveri di cui molti di loro fanno debiti e spendono migliaia di euro per venire in Italia, per prendere proprio uno straccio e una scopa e farsi sfruttare come bestie da padroni di casa che hanno lo stesso tenore di vita del Bonolis.

Bene ha fatto la comunità filippina in Italia a protestare e a chiedere le scuse di Mediaset.
Ma al di la del palese atto di imbecille insensibilità di stampo inequivocabilmente razzista, occorre sottolineare la logica che anima i media e gran parte della cultura italiana: quella di sentirsi ombelico del mondo. Salvo poi indignarsi per ogni attacco all'italica nazione.
A proposito: come avrebbero reagito i nostri mezzi busti, gli anchor men, i politici vari, se in un programma tedesco o canadese avessero raffigurato un italiano con coppola e lupara, un bel mafioso con tanto di "Fratelli d'Italia" di sottofondo?

Ma dai, facciamoci del male per fare audience e, soprattutto facciamolo agli altri: con lo stesso criterio, infatti, si potrebbe parodiare un samurai con fotocamera e denti incisivi allungati (stile: Sakura di Tomas Milian) al prossimo tsunami sulle coste nipponiche, oppure fare il verso con "voge da bovero negro" a un africano mettendogli un osso nel naso, una sveglia al collo, di fianco a un pentolone, al prossimo massacro sudanese o come avvenuto tra tutsi e hutu.

Che bello!

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