venerdì 8 aprile 2016

Clusterizzazione? Ma parla come mangi!


Non sono certo di quelli che, in stile "perfida Albione", vogliono mantenere la purezza dell'italica lingua contro volgari contaminazioni anglofone.
Ma c'è un limite a tutto.

Capisco che "computer" faccia ormai parte da lustri delle centinaia (se non migliaia) di lessemi di origine inglese di corrente uso nella lingua italiana, riconosciuto anche dall'Accademia della Crusca. E poi sarebbe assurdo trovare a tutti i costi una parola sostitutiva. E noi non siamo certo come i nostri cugini d'Oltralpe, orgogliosi di nominare la macchina della grande rivoluzione mediatica e tecnologica "elaborateur".
Ma, accidenti, c'è un limite a tutto.


Quando da un'associazione di categoria mi arriva un'e-mail che recita:"Trasmettiamo in allegato una comunicazione circa l’attività di clusterizzazione del gruppo su cui chiediamo di darci conferma... eccetera", mi viene subito in mente quell'episodio di Palombella Rossa di Nanni Moretti, in cui una giornalista dopo avere pronunciato la parola "cheap" si prende un sonoro schiaffone.

Le sberle in questo caso sarebbero due. La prima perché ricevo un comunicazione della quale non comprendo il significato. La seconda perché poi mi parli di "segmentazione" dei soci per gruppi di affinit. Ma allora perché non dirlo sin dall'inizio senza adottare termini ridicoli per chi li usa, che non sono neppure appartenenti alla grande famiglia dei neologismi, né possono diventarlo?

Cluster in inglese significa "grappolo", ma anche "gruppo", "ammasso". "Clusterizzare", ossia "to cluster", in italiano può tradursi con "raggruppare", semplice no? E invece c'è sempre chi vuole tormentarci con degli esercizi di eloquio che rivelano solo l'ignoranza di chi li sfoggia.

"Clusterizzazione", a differenza di "postare" (già un ibrido discutibile, ma almeno è corto) è un termine lungo, difficile da pronunciare e se me lo butti nel mare magnum delle parole di uso corrente nel linguaggio tecnologico del business e della comunicazione sei un cretino.

Capisco "target", "brief" e tanti altri lessemi mutuati dall'inglese. Noi schiera di pubblicitari o ex tali, sono decenni che navighiamo in questi inglesismi che da noi sono ridicoli. Ma almeno queste sono parole genuinamente inglesi, che aesprimono concetti precisi e non riferimenti vaghi e comprensibili solo a ristretti grupoi di burocrati che si gingillano con fondi europei.

C'è poi un fondo di dinamismo iperattivo bellico, in riferimento le cluster bomb, quelle bombe a grappolo tanto tecnologiche vengono usate nei teatri di guerra più a la page. Cribbio, ho detto a la page!

In definitiva, preferirei che mi si ammazzasse l'italiano con un' "...attività di gruppizzazione...". Sarebbe una resa onorevole all'imbecillità dilagante degli inglesismi demenziali.




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